CORRECTAR LA LETRA

Letra : Storia di Antonio

Corallo, Murubutu, X**-Fila
Ah, ehi, ah, ehi

Il cavalletto di legno sta fermo al centro della piazza
E dà sostegno al disegno del genio sempre a testa ba**a
Nella folla che si amma**a tra i quartieri a Gualtieri
E che bagna i piedi fra i canneti agli estremi della campagna
Pare sia stato bambino su a Zurigo
Ha il torso avvolto in un cappotto rotto e il volto malnutrito
In più è rachitico nel corpo, goffo
Al collo ha un grosso gozzo
Accorrono i bimbi del posto quando dà il buongiorno mattutino
Dicono: "Un bracciante pro tempore
Con voce tremante e mani ferme"
Trovi il suo tramite nelle temperе
Tratte da piante e tеrre
Ma il pestello dà al pastello un punto debole
E il pennello per il suo pannello è tela di Penelope
La gente lo osservava da muri e vetri di casa
Oltre gli uliveti e la ghiaia
Fare i versi di lupi, cervi, gufi e lepri
Adottava i movimenti dei muli neri nell'aia
Fra i mulinelli nell'aria
È la via amara dei molti rimasti ai margini
Se il mondo li prende per matti
E solo da morti li rende martiri
E difatti lui ripa**a i disegni e coi ritratti
Dà sentimenti a una città con i sentimenti ritratti
Fino all'attimo in cui il cerchio si chiude e filtra la luce
Sui pa**anti attratti dai quadri fatti con le dita sue
Istinto diabolico in un dipinto bucolico
La firma è di un anonimo Antonio Ligabue
Con quegli occhi pieni
Di problemi e di guai
E quei modi seri
Che non cambierai
Si alza il vento su di te
Ma non te ne andrai
Cerchi un colore che porti altrove
Ma non lo trovi mai

E Toni vaga fra i fossi dei campi, fra i solchi dei carri
Ai margini, ai bordi dei boschi degli olmi e dei cardi
Fra i sorbi ed i tralci, i ricordi d'infanzia
Segue le pieghe del fiume e raccoglie al tramonto le luci sugli argini
E c'è una forza che in lui pulsa e freme, che urla e trema
Là dove il clima delle riva risaliva il Po
E lì ne coglie gli sfondi e gli incanti, i mondi fantastici
Allungando i pa**i fra le ombre dei pioppi e dei platani
Ma Toni è un animale selvaggio che scappa fra i guadi
Che parla lo stesso linguaggio dei galli e dei cani
Per tanti è uno fra i pazzi isolati che pa**a fra i prati
Soggetto da film, genio naïf raccolto da Mazzacurati
Macchia le tempie di tempera e ne riempie le tele
In una complicità arcaica e atavica con la natura
Verso un sogno d'insieme che lui riesce a vedere
Lo capta con cura e ne richiama con arte ogni curva più pura
A volte Antonio si arrabbia, si graffia la faccia
Lui vede nel sangue che cade la traccia del male che lo agita
Nel pa**o fra i secoli, primo fra i deboli
Ora trasporta i suoi demoni su carta in una danza catartica
"Dam un bes", Toni avrebbe voluto una sposa
Più che la fama, che i soldi o altre mille certezze
E il bisogno d'amore che ne segnava la storia
Gli galleggiava piano negli occhi anche quando si spense per sempre
Con quegli occhi pieni
Di problemi e di guai
E quei modi seri
Che non cambierai
Si alza il vento su di te
Ma non te ne andrai
Cerchi un colore che porti altrove
Ma non lo trovi mai

Come ha detto Mazzacurati, quest'uomo incolto, infelice e sospettoso è riuscito a dire ciò che altri hanno vanamente tentato: ha raggiunto il fine