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Rosso Malpelo
par
Anastasio
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Lo chiamavano Malpelo, il tale di cui oggi scrivo Una credenza popolare gli dava sto appellativo Era rosso di capelli e in quanto tale cattivo Un ragazzino dalla chioma di fuoco e lo sguardo schivo Ed ogni giorno si spezzava la schiena in miniera Insieme a un'altra schiera E da mattina a sera nella terra nera E soltanto grazie alla poca luce fioca della candela Vedeva gente morire, gente che non conosceva e diceva: "Finché qui c'è il mio babbo non c'è pericolo" E il babbo se ne andò sotto il crollo di un cunicolo E Malpelo scavava, cercava il padre sepolto Ogni tanto si fermava e si metteva in ascolto Lui cercava disperato la voce del suo vecchio E dicevan fosse il diavolo a parlargli all'orecchio Perché un rosso è figlio del demonio e vittima del vizio E non c'è modo di scampare alla calunnia e al pregiudizio E morto il padre, il figlio sgobba come un animale Era detto Malpelo e si impegnava ad essere tale E qualsiasi cosa accadde, a lui la colpa e le legnate Ma tanto le sue spalle già c'erano abituate Era orfano di padre, rifiutato dal mondo Una vita vissuta con l'indice puntato contro Ma ci aveva fatto il callo, aveva pelle come cuoio Sono Rosso Malpelo, da ora finché non muoio "La rena è traditora", diceva "Somiglia a tutti gli altri Che se sei più debole ti pestano la faccia E se sei più forte, o siete in molti, allora si lascia vincere Mio padre la batteva sempre Ed egli non batteva altro che la rena Perciò lo chiamavano Bestia E la rena se lo mangiò a tradimento Perché era più forte di lui" Un giorno giunse un nuovo ragazzino in miniera Anche lui sperava in un pezzo di pane la sera Gli diedero il suo piccone, gli dissero: "Zitto e scava" Lo chiamavano Ranocchio per il modo in cui arrancava Malpelo lo notò, se lo prese in protezione Gli insegnava a campare sotto i colpi del suo bastone Gli diceva: reagisci, non ti devi far pestare Quando i colpi arriveranno da chi ti vuole male Qui c'è una sola regola, tu devi essere scaltro E per salvare te, devi affondare qualcun altro Picchia tu più forte o il mondo ti calpesta Mio padre che era buono, lo chiamavano Bestia Un giorno Ranocchio cadde, sputò un fiotto di sangue Divorato dalla tisi, gli tremavano le gambe Morì in qualche giorno con la madre che piangeva Il figlio e il pane che portava la sera E Rosso rimasto solo senza più un rapporto umano Lo mandavano al suicidio con una piccozza in mano Nei vicoli più profondi con soltanto il buio intorno Che a nessuno importava se non faceva ritorno E insieme a tanti altri, morti come in guerra Alla fine anche Malpelo fu inghiott**o dalla terra E ancora i minatori quando girano in quei posti Temono il fantasma dai capelli rossi Così si persero persino le ossa di Malpelo I ragazzi della cava abba**ano la voce Quando parlano di lui nel sotterraneo Che hanno paura di vederselo comparire dinanzi Coi capelli rossi e gli occhiacci grigi
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