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Caödo [trad.]
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Ida
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Ida: Questa è una storia di sole, di terra, di mare...e di caldo Othavio: Quella volta il sole Con i coglioni che sembravano mele Aspettò ancora un momento Stanco di quei due bacini dalla Terra degli uomini Le voleva frugare con tutta la sua lingua dentro Sperando che ci stesse e senza calcolarsi le conseguenze Gli si avvicinò un pò di traverso Poi una volta addosso l’acchiappò Con tutto il calore e la passione dell’universo Un bacio pieno di voglia La cucinò sul fuoco come un cuoco con la sua teglia Si può capire perchè ora il mondo bollе, guarda Le città chiuse, le cicalе che più che cantare Sembra che le hanno prese e strozzate Tutto un girare Di eliche e ventilatori, ventagli e condizionatori Uomini al coperto e zanzare con la rabbia La città sembra un film di cowboy Col caldo del deserto quando il ventro struscia la paglia E senti un pò laggiù Un bus di uomini schiacciati che fanno a gara a chi grida di più Con tutto il calore che da sotto va in su Il gabbione dello zoo è aperto e non si sa più chi lo chiude Questo cielo tirchio d’acqua fa si che si scalda la terra E soffia aria di umido, fa patina di viscido Abbiamo il male del tropico... Un cielo senz’acqua, quand’è che viene giù? Rit: L’estate più calda Che la terra ha sentito Il bacio più lungo con la lingua di fuoco della bocca del sole Il nervo che salta Nessuno che l’ha tenuto Con la gente che batte in testa la pazienza si spezza Sembra di essere in uno zoo Othavio: Dunque la terra era tutta un bollire Un caldo così non si era mai sentito Tra quelli che battevano in testa c’era anche il mare O meglio “la madre” Così chiamata da quel cullare le creature Lei prese provvedimento in proprio Senza più vento a pettinarle le creste Che il sole di prepotenza le asciugò quel soffio Perse la pazienza Si ritirò dalle coste senza dire niente a nessuno Cambiò direzione Levò quel blu da terra e lasciò marrone Si dette alla fuga per non avere crucci Si tirò dietro i suoi pesci E via dai bagnasicuga Prima che diventasse un mare di sushi Prese il via e giù per la buca del triangolo delle Bermuda Ida: Uff, che caldo...non se ne poteva più...il sole non smetteva di bruciare e anche il mare, che sapeva cullare tutte le creature come una Madre, decise di andarsene da un’altra parte, dove soffiava quel vento fresco che poteva pettinarle dolcemente le onde Othavio: In maniera sicura Con un bel salto andò a bagnare un pianeta altro Dove ci fosse un pò di vento, di frescura Un pò di fresco Ma il casino scoppiò nei confronti del Sole Quando lo hanno saputo quelli dell’Unesco “senti Sole, per la tua colpa e delle tue palle gonfie, coglione I turisti non possono più farsi i selfie con il mare dietro Guarda che è sparita la linea degli orizzonti La terra è tutta di crateri e di monti, non ci siamo Vedi di abbassare il calore sennò ti spengiamo E ne troviamo un altro che consuma meno E poi vedi di chiamare il mare o meglio “la madre” E dille di tornare di corsa, subito! Il sole con i raggi tra le gambe fece tornare il mare O meglio “la madre” E anche il vento sopra lei a soffiare e a fare fischi Tornò il blu a pitturare la terra Tornò la riga degli orizzonti dentro ai selfie dei turisti Rit: L’estate più calda Che la terra ha sentito Il bacio più lungo con la lingua di fuoco della bocca del sole Il nervo che salta Nessuno che l’ha tenuto Con la gente che batte in testa la pazienza si spezza Sembra di essere in uno zoo
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